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PHILIPPE BOURDIN

Discographie

L'Italie, où diverses ambiances et rencontres seront artistiquement déterminantes, lui inspire une grande partie de ses albums. Combinés, tous les styles se nourrissent, s'enrichissent, s'influencent mutuellement. Avec, au fil du temps, une exploitation délibérée de l'ambiguïté harmonique, comme fonction esthétique autant qu'expressive.

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magnamater.jpg 2 extraits à écouter :

Magna Mater "Il viaggio, il ritmo, il canto" | 2011

"Ciao Grande Philippone, la Numericarpinese è la più ascoltata e tutti ne parlano benissimo. Grazie caro amico per la bella musica condivisa ... Un caro abbraccio a voi belli. Nandus Vesuvianum."

Interprétation (pour ne pas dire exécution) ou création : tel est le dilemme du musicien alors que les frontières musicales disparaissent et que de nouveaux langages naissent au gré de rencontres pleines de promesses. Soif d’espace ? Contamination dans ses apports les meilleurs ? Les musiques traditionnelles s’imposent comme l’un des creusets les plus féconds des nouvelles musiques, en prenant garde toutefois à ce que ces cultures populaires ne se consumment plus ou moins lentement comme n’importe quel phénomène à la mode.

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J’ai connu le chanteur Nando CITARELLA par l’entremise du solaire et généreux chanteur-psychiatre Gianluigi Di Franco. C’était à Capri en octobre 1992 à l’occasion d’une manifestation, l’anthropologique Progetto Mediterranee’ où je célébrais la musique napolitaine. On y célébra surtout la vie. Fruit de cette amitié, notre Numericarpinese (enregistrée en octobre 2009 avec le claviériste Jean-Claude « Spatz » MOINE) illustre cette volonté commune à s’ouvrir à toutes les musiques, sans exclusive aucune, dans la (re)connaissance de l’autre. Arietta amorosa originaire du Gargano (ces rudes et mystiques Pouilles italiennes), la Carpinese remonte au 17ème siècle. Sa réélaboration trip hop s’est effectuée dans l’absolu respect de la mélodie originelle, une musique sans âge.
Quelques mois plus tard, nous gravions Turmiento (Tourment) : "O sole è asciuto pur 'oggi in questa Parigi dove le printemps nun vo arrivà, ed il sole ci ha portato questo frutto tra la Seine e le Vesuvio, Turmiento, dove musica et ammore tra voci della strada e frasi appassiunate richiamano lo tiempo e la poesia d'o siècle già passato. Nandus Vesuvianum. "

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Ces deux titres (mais aussi une chanson de Maurice Ravel) figurent dans le coffret CD+DVD hors catégories du napoletanissimo Nando et de ses Tamburi del Vesuvio, Magna Mater "Il viaggio, il ritmo, il canto" (Alfa Music/Distribution Felmay) … e p'o riest' speramm’ a Maronna !

La revue TRAD Mag N°140 (novembre/décembre 2011), par l'intermédiaire de Christian Valeix, lui a décerné un "Bravo" : "Tel un Ulysse de la musique méditerranéenne, Nando Citarella accoste dans les ports et collecte les âmes des musiciens et des danseuses. Et sa fière "auberge espagnole" se dresse, faite de langues diverses et de sonorités multiples, mais toujours avec la voix lancée du chanteur, celle qui ne s'est pas bâtie dans l'attention des micros, mais qui d'une vallée appelle vers l'autre vallée. Voix forte, franche et qui rend les instruments affirmatifs. Car, sous la voix, le sang trouve sa pulsation dans les rythmes et le pas est sûr."

Voici la chronique du CD parue sur le site web dédié aux "blue notes", Roma In Jazz : “Il tamburo, il rituale, il folklore : questi gli elementi cardine su cui si articola Magna MaterIl viaggio, il ritmo, il canto”, ultimo progetto di Nando Citarella con i Tamburi del Vesuvio, trionfale ed energica esaltazione delle espressioni artistico culturali della tradizione popolare mediterranea. Magna Mater (composto da album e dvd, contenente l’esibizione live della compagnia presso il Teatro Ghione di Roma) svela all’ascoltatore come regioni geograficamente distanti siano in realtà culturalmente congiunte, guidandolo lungo l’incantevole linea rossa che collega la “Porta d’Oriente” con la “Porta del Mediterraneo”; suggestioni arabo-andaluse, greco-balcaniche, franco-provenzali interagiscono fra loro e si legano inseparabilmente alla tradizione popolare del meridione italiano. La volontà di ricercare e valorizzare le primordiali attitudini umane per il canto, la musica e la danza conferisce una natura prettamente antropologica al viaggio proposto; viaggio intrapreso per celebrare i trent’anni di attività e studi compiuti da Citarella e colleghi nell’ambito delle percussioni e, in particolare, del tamburo.
I trent’anni di studi e ricerche nell’ambito delle tradizioni artistiche popolari, condotti soprattutto in merito alle regioni dell’Italia meridionale, rendono Nando Citarella uno stimato esperto di forme etnologiche di musica, canto, danza e teatro (di particolare rilievo la sua nomina a socio onorario dell'Albo degli Scrittori e degli Artisti Italiani ed Europei per la Commissione Nazionale Italiana per l'UNESCO per l'opera svolta nel campo della ricerca sulla Musica Tradizionale e sul Teatro popolare del sud Italia). La considerevole conoscenza dell’espressione folkloristica ha inoltre permesso a Citarella di emergere non solo nell’ambito strumentale e musicologico, ma anche in quello della recitazione, sia cinematografica che televisiva, e nel campo del teatro musicale, sia come interprete che come direttore (si ricordano, fra le altre, le partecipazioni in film di Monicelli, Comencini, Zeffirelli e Magni; in celebri programmi televisivi RAI come Varietà, Domenica In, Il Gioco dell’Oca, Luna Park e Colorado; nelle opere Romanza e Passio et Resurrectio di Sergio Rendine, oltre al ruolo di direttore artistico della compagnia musico-teatrale La Paranza, con cui ha prodotto molteplici spettacoli fra cui In Nomine Patris, presentato dal regista Pupi Avati nell’ambito del Festival di Edinburgo). Musicista, docente, cantante e attore : in sintesi, Citarella si presenta come artista poliedrico e completo, lodevole protagonista dell’attività culturale italiana in ogni sua declinazione.
Con Magna Mater arriva la sesta produzione del sodalizio fra Citarella e i Tamburi del Vesuvio, rinnovando l’intesa che prosegue sin dal 1994 con incredibile sinergia. La compagnia regala al pubblico la possibilità di poter godere con occhi e orecchie della potenza suggestiva della spiritualità popolare. La sequenza di tracce proposta dall’album proietta l’ascoltatore in una dimensione costituita da sagre e feste di carattere sia religioso che laico. Lo scenario di fondo si compone di strade partenopee e dell’intero Sud Italia, culla verace del sentimento popolare; sentimento che si palesa come straordinario effetto lirico, risultato di un sapiente assemblaggio del materiale sonoro : la variegata sezione ritmica, protagonista dell’organico, restituisce pienamente l’incanto suscitato da ritualità ancestrali; tamburelli, tammorre, castagnette e molte altre percussioni di più esotica natura, coinvolgono chi ascolta in un clima tanto festoso quanto solenne. Magna Mater (traccia che da il nome all’album) trasmette a pieno la solennità, la spiritualità e la gioia legate al culto popolare, sotto il profilo sia formale che contenutistico: i tamburi Taiko conferiscono al brano la marzialità tipica dell’arte nipponica e, susseguendosi in andamento progressivo con gli altri strumenti a percussione, sembrano voler sperimentare un’insolita formula orchestrale, un’apparente “gamelan mediterraneo”; il testo del brano, in dialetto campano, si riferisce alla festività nota come La Madonna delle Galline, culto di matrice pagana celebrato nel salernitano che rievoca la venerazione di Demetra, antica dea protettrice della natura e delle messi. E ancora altri canti, cori e canzoni provenienti da processioni calabresi, feste salentine, paesi campani, (Appresso al Santo, A San Michè, Fronna ‘e Mare “Suite”) ma anche dai salotti di lieder haben e cantautorato italiano (Serenata, P. Mascagni; Chanson de la Mariée, M. Ravel; La Canzone di Marinella, F. De Andrè. Degno omaggio alle radici popolari della Musica Colta, moderna e contemporanea).
Il progetto Magna Mater appare come il frutto di un impeccabile e certosino lavoro di ricerca etnomusicologica, elaborazione armonica e cura stilistica : canti dialettali, zampogne, e lire calabresi convivono con chitarre flamenche, mescolando ritmi di taranta e tammurriata con scrosci di nacchere e palmas delle sevillanas; lamenti e invocazioni liturgiche della tradizione meridionale italiana vengono intonati su djembe, cajon, congas e timbales. Durante l’ascolto risulta assai piacevole imbattersi anche in qualche bel tema swing e rivisitazioni di ottimo gusto, dalla canzone napoletana a De Andrè passando per Mascagni e Ravel, nonché in qualche illustre guest come Peppe Servillo (Sciò Sciò ‘a Cuntraddansa), il Melonius Quartet (Serenata), Fausta Vetere (Réveille-toi) e molti altri.
Percorrendo gli itinerari delle feste popolari, religiose e non, si possono incontrare persone provenienti da paesi diversi dal nostro, le quali si integrano in quello che per loro è un esempio culturale che sembra evocare, nonostante la diversità, le proprie realtà d'origine (N. Citarella) ”. Niccolò Perrone

Paru dans l'Unità du 2 octobre 2011 : "Nando Citarella sforna un album levigatissimo e coinvolgente ... Musicalmente impeccabile ..." G.M.

Paru sur Giudizio Universale : "Da piu di quindici anni Citarella parte dalle tammurriate di area vesuviana per incrociare i ritmi di ogni luogo, e ogni tempo. Nell'ultimo cd ogni traccia, breve o lunga che sia, è una vera e propria suite, che contiene almeno due brani diversi - allineati o incastrati - insieme a inserti recitati e a passaggi strumentali. Di solito si tratta di un accostamento tra una canzone piu o meno tradizionale, piu o meno nota, a marchio Sud Italia, e un brano altro. La selezione della prima categoria è originale e gustosissima: una Carpinese da brividi, una tipica tammurriata a doppio senso, una Tarantella di San Michele, un canto a fronna, una piu classica Palummella zompa e vola, una stupefacente E vui durmiti ancora. Ma è nella scelta degli accoppiamenti che il disco fa il salto di qualità : l'antica villanella Sta vecchia canaruta uno se la puo pure aspettare, anche se è un recupero da applausi, ma poi vengono la Serenata di Mascagni, Réveille-toi dalle cinque melodie popolari greche di Ravel, La canzone di Marinella. Il tutto senza effetto compilation, ma anzi benissimo amalgamato dagli arrangiamenti e dalle composizioni originali di Citarella. C'è anche un dvd, con molte altre canzoni riprese da una magnifico spettacolo dal vivo." Dario De Marco

Paru dans BlogFoolk du 22 octobre 2011 : « Considerato uno dei più autorevoli conoscitori della tradizione musicale dell'Italia Meridionale ed in particolare della Campania, Nando Citarella vanta un percorso artistico di grande spessore non solo per quello che concerne la sua enorme esperienza maturata attraverso un lungo percorso di ricerca sul campo, ma anche in ambito cinematografico e teatrale, il che ne fa un artista a tutto tondo, poliedrico ed eclettico. Dal 1994 dura il sodalizio con i Tamburi del Vesuvio, che si è snodato attraverso lavori di grande pregio artistico che nel complesso compongono un percorso di ricerca tra gli incroci e le contaminazioni della musica tradizionale campana e quella mediterranea. Magna Mater, è il sesto disco prodotto insieme all'ensamble vesuviano e nasce con l'idea di celebrare i trent'anni di attività e di studi compiuti da Citarella, tracciando una rotta ideale tra le coste del mediterraneo e Napoli, lasciando che suggestioni arabo-andaluse, greche, balcaniche ma anche francesi e provenzali interagiscano con la musica sbocciata ai piedi del Vesuvio, recuperando quella matrice popolare unica che li lega da sempre in modo indissolubile. Il disco è il frutto di un rigoroso lavoro di ricerca etnomusicologica, unita ad una grande cura stilistica ed armonica attraverso canti dialettali, invocazioni rituali, filastrocche, il tutto mescolando sevillanas, pizzica, tammurriata, con ritmiche dominate tanto dal tamburello quanto da djambe, congas, timbales e cajon. In questo senso è interessante quanto dice lo stesso Citarella nel presentare il disco : "Percorrendo gli itinerari delle feste popolari, religiose e non, si possono incontrare persone provenienti da paesi diversi dal nostro, le quali si integrano in quello che per loro è un esempio culturale che sembra evocare, nonostante la diversità, le proprie realtà d'origine ".
Seguendo il flusso unico ininterrotto della tradizione che parte da un passato lontano e raggiunge i nostri giorni, Magna Mater apre, così, ad un mondo dimenticato, in cui sacro e profano si confondono in forme rituali antichissime proprio come quella del culto della Dea Madre la cui matrice pagana sopravvive ancora nella venerazione della Madonna del Santuario di Montevergine a Mercogliano. Polistrumentista (chitarra, battente, mandola, marranzano, tammorre, duff, tamburelli e palmas) dalla splendida voce tenorile, Nando Citarella, è accompagnato in questo viaggio da un sorprendente cast di musicisti Gabriella Aiello (soprano, castagnette, cori), Riccardo Medile (chitarra classica, oud, cori), Carlo Cossu (violino, palmas, cori), Gabriele Gagliarini (djembe, cajon, duff, congas, shekerè, caixa, darbukka, palmas, effetti, cori), Lavinia Mancusi (soprano, palmas, cori), Lorenzo Gabriele (flauto basso, flauto traverso, ottavino, whistle, cori), Stefano Fraschetti (lira calabrese), a cui si uniscono alcuni ospiti di eccezione come come Peppe Servillo, il Melonius Quartet, Fausta Vetere, Patrick Vaillant e molti altri.
Ogni brano è guidato dalle ritmiche del grande tamburo, che rievoca la forza ancestrale e primitiva della musica, un suono archetipale a cui ritornano i suoni di tutto il mediterraneo. Si parte così dai suoni della Capitanata con Numericarpinese, a cui segue il recitativo Sciò Sciò e Cuntraddansa, in cui Peppe Servillo ci regala un saggio delle sue capacità istrioniche recitando una filastrocca tradizionale che rimanda alla superstizione tipica partenopea, ma è con la splendida Appresso al Santo che si entra nel vivo del disco, il brano infatti ci riporta all'atmosfera delle processioni con tanto di banda che suona la marcia militare Parata D'Eroi nella coda finale del brano. Si prosegue con l'intesa Suite Lu Suli di Marinella in cui La Canzone di Marinella di Fabrizio De Andrè si incrocia con E Vui Durmiti Ancora e Lu Suli di Marinella, due brani dalla matrice tradizionale. Ritualità, solennità e spiritualità ritornano poi in A San Michele e Fronna E' Mare Suite, intercalate da due brani di grande lirismo musicale ovvero Serenata e il tradizionale Palummella Zompa e Vola.
Il vertice del disco è senza dubbio la title track, Magna Mater, che aperta da un intro dei tamburi Taiko nipponici si apre in tutta la sua solennità rievocando la festa della Madonna delle Galline, culto di matrice pagana tipico della zona del Salernitano, che rievoca la venerazione per Demetra, dea delle messi e della natura. Sul finale arrivano poi Réveille-toi, Bom Bom Ninnella Remix e Turmiento che completano un opera mirabile, nella quale la ricerca sulle fonti tradizionali diventa base di partenza per un viaggio attraverso le influenze e le contaminazioni tra i suoni del Mediterraneo, un lavoro da molti tentato con scarso successo, che qui trova la sua piena e completa realizzazione. Ad accompagnare il disco c'è uno splendido dvd che documenta un concerto di Nando Citarella e Tamburi del Vesuvio, e che permette di rivivere la forza coinvolgente dei loro spettacoli dal vivo. Da segnalare la presenza sul palco di un gruppo di danzatori che accompagnano ogni brano traducendone coreuticamente le atmosfere, quella di Benedetto Palombo al piano e dei componenti del Laboratorio Percussioni Popolari "Cymbalus". Splendide sono le riprese che consentono di calarsi totalmente nella suggestione degli spettacoli del musicista campano, ma ciò che piace in modo particolare è la perfetta complemetarità del video con il disco. I brani suonati dal vivo, infatti, non sono quelli del disco ma pescano nel repertorio precedente di Citarella, dando vita così ad un documento perfetto sia per coloro che hanno poca familiarità con la musica tradizionale sia per gli appassionati che troveranno in esso uno dei dvd di musica tradizionale più interessanti degli ultimi anni. » Salvatore Esposito

Chroniqué dans fRoots Nos. 34I/342 (novembre/décembre 2011) : « Nando Citarella's latest release is a combined CD and DVD package. The material on each format is different, but both are about journeys. The CD is a voyage into the past to trace how music from the Mediterranean and the Balkans influenced the music of Naples and its environs. The contact with these other lands mostly came via the shipping that used the important harbour at Naples, and the opening track, Numericarpinese, emphasises this by including the sound of waves breaking on a shore. This song also at Citarella's powerful tenor sailing over an exciting combination of contemporary beats, drifting saxophone and jazz chords… » Michael Hingston

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"Ammaliàre" | 2004

Curieux de tout et enclins à l'expérimentation, Philippe BOURDIN et le flûtiste-compositeur Bernard WYSTRAËTE sont à l'écoute des airs du temps, qu'ils s'adressent à l'esprit ou parlent davantage au corps.
L'auto-production Ammaliàre (Barock Line BL02) concrétise cette association et jouit de la présence sur trois titres de la chanteuse de jazz québéquoise Johanne DESFORGES.
Restant encore fidèle à des valeurs classiques (la mémoire sait ce qu'elle doit garder intact), l'atmosphère générale épouse un style et une forme bien de leur époque, au-delà des catégories, plus vraiment acoustiques ni totalement électroniques. Elle démontre la possible, cohérente et heureuse intégration d'expressions apparemment lointaines.
Ammaliàre fut retenu aux Victoires du Jazz 2005.

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"Tre Profumi d'Amore" | 2000/2001

Tre Profumi d'Amore fut enregistré à Paris et à Naples, enfant chérie de la Mère Méditerranée, avec deux invités de marque: le contrebassiste Rino ZURZOLO et le regretté chanteur-musicothérapeute Gianluigi DI FRANCO.
Entre obsessions terriennes et fugues oniriques, ces morceaux se veulent être la transposition musicale de climats et de sensations ressentis dans cette inspiratrice région napolitaine où la réalité palpite aux échos mystérieux du passé. "Una felice sintesi tra le suggestioni mediterranee e la mia sfera interiore".
Une suite de 17 minutes est ainsi dédiée aux séductrices de la mer: les Sirènes, ce mythe universel...
Mais les poètes se doutent que la création mythique est autre et qu'elle témoigne d'une vérité méconnue.

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"Philippe Bourdin et la Chorale Neuventse" | juillet 1988 - avril 1989

Plusieurs idées-forces originales ont présidé à l'élaboration de ce second album , enregistré à Paris et en Vallée d'Aoste : mélanger le jazz et la montagne ; associer des technologies de pointe à une chorale traditionnelle, en l'occurence, la NEUVENTSE dirigée par David MORTARA ; réunir les expressions françaises et valdôtaines.
C'est au Refuge Vittorio Sella, au milieu des grandeurs et des séductions du Parc National du Grand Paradis, que David MORTARA rencontre Philippe BOURDIN. Le projet prend vite corps, non sans un certain étonnement ou scepticisme de la part des choristes, guère habitués à ce genre de répertoire. "Il a fallu faire tout un travail psychologique" explique MORTARA. "J'ai dû faire accepter à la chorale l'idée de chanter sur du jazz... Cela a été, sans aucun doute, l'expérience la plus enrichissante et la plus frappante de notre carrière ".
Un titre suscitera une chorégraphie alors que deux autres illustreront un court métrage suisse.

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"L'Envol du Bourdin" | janvier/mars 1987

L'Envol du Bourdin auquel participe le prestigieux auteur-compositeur napolitain Pino DANIELE, idole nantionale, tend vers le méditerranéen (quand bien même une suite est dédiée à « l'explorateur de limites » Reinhold MESSNER, esprit fort devenu légende vivante à 42 ans après avoir gravi les quatorze sommets dépassant les 8000 mètres).

Son contenu interstylistique appelle l’image et, si le fond ainsi qu’une certaine articulation dans le phrasé restent jazzy, l’ensemble, chantant et chantable, dénote un penchant pour le lyrisme et le mélodieux. Une musique à voir.

"Jazz Phil 2006/2011" | 2011

Aujourd'hui, l'artiste est face à de nouveaux défis. Il ne peut plus se contenter d'être spectateur de la désagrégation de son outil de travail et se doit de réagir. Dans la relation plus chaotique que jamais entre la musique et son industrie, où la logique du profit à court terme l'emporte, l'autoproduction - alternative courageuse, vitale - s'apparente à de la résistance. Quant à sa distribution commerciale...
Devant les "majors", ces entreprises multinationales en proie au doute, devant la raréfaction des points de vente et le processus de dématérialisation des supports audio, la "musique en ligne" reconnaît l'artiste en diffusant ses oeuvres. Par contre, elle ne garantit plus aucune véritable rémunération. Soumis à la pression de l'industrie discographique, l'artiste-interprète voit ses droits lui échapper, confisqués par des pratiques contractuelles de cession globale des droits au profit des producteurs (en contrepartie du seul paiement d'un cachet forfaitaire et définitif). Jazz Phil 2006/2011, un parcours de métamorphoses, est désormais téléchargeable sur les principales plateformes de vente en ligne via le distributeur digital Zimbalam.

"Phil's Groove" | 2012

"Solitude Vacances - Vol Ut & Flûtes" | 2012

En hommes de leur temps, Bernard Wystraëte et Philippe Bourdin en écoutent les vibrations, tentés par toutes les transversalités musicales. Et quoi de plus volubile qu’une flûte ? Douze flûtes traversières ! Voire plus encore.
Avec Solitude vacances, une composition du flûtiste Roger Bourdin, ils s’offrent, enthousiastes, un voyage dans le passé. Parlons ici de revitalisation de ce slow créé au début des années soixante et enregistré en 1971 par son créateur qui, pour l’anecdote, jouait les douze flûtes en re-recording.
Le temps n’a pas égratigné la valeur, la beauté de cette musique d’atmosphère et de plans sonores. Ni sa sensualité, qu’elle soit harmonique ou mélodique.
Bernard Wystraëte, directeur du « Flute Orchestra » se souvient : « J’ai eu l’immense privilège de partager un moment de vie musicale avec Roger Bourdin, le maître de la flûte traversière, des flûtes traversières, plus précisément. Car non content d’être un concertiste international, il fut aussi un généreux et magnanime pédagogue, un multi-instrumentiste dont la virtuosité nous éblouissait, ainsi qu’un compositeur prolifique. Ce fut un conseiller artistique doublé d’un véritable ami.
J’ai appris, de lui, à exprimer des styles musicaux variés, à travers différentes flûtes, et à jouer, en formations diverses, les oeuvres qui font la richesse du répertoire d’un soliste éclectique.
Aujourd’hui, je lui rends hommage en gravant une de ses très belles compositions pour orchestre de flûtes, intitulée
Solitude vacances, première d’une série de petits chefs-d’oeuvre qui constitueront un album dédié à la musique de ce grand Maître et homme de coeur. Le temps est venu de mieux faire connaître les oeuvres de Roger Bourdin ! ». Celle-ci témoigne d’une conception sentimentale de la musique, au charme nostalgique.
Bernard Wystraëte présente l’autre pièce, Vol Ut & Flûtes : « A ma demande, pour le « Flute Orchestra », Victor Langhi a composé un thème et ses variations comme une suite brésilienne pour douze flûtes traversières : un piccolo, six grandes flûtes en ut, deux flûtes en sol (alto) appelées aussi flûtes d’amour, deux flûtes en ut grave (basse) et une gravissime flûte octobasse ! Après une courte introduction sereine, le thème est exposé sur douze accords qui constituent toute l’harmonie de l’oeuvre, délibérément sobre. C’est petit à petit que chaque variation évolue et acquiert une dimension brésilienne par sa complexité, empruntant les rythmes des danses nordestines et de la bossa nova. Cette musique subtile et colorée requiert de l’interprète une certaine virtuosité, une grande souplesse d’embouchure ainsi qu’une ouverture d’esprit nécessaire à sa bonne exécution. Chaque type de flûte devient soliste afin de mettre en valeur son timbre spécifique. Le résultat peut être comparé au jeu d’un grand orgue, mais humain, dont chaque « soufflet » est alimenté par la colonne d’air du flûtiste, ce qui rend cette oeuvre originale pour ne pas dire excentrique ! Dans cette nouvelle version, le « Flute Orchestra » s’est adjoint une rythmique « brazilian groove » afin de sensibiliser beaucoup d’autres auditeurs et passionnés de la flûte. »
Pour ce single, Bernard Wystraëte et Philippe Bourdin se sont attachés les services du claviériste et complice de longue date, Jean-Claude « Spatz » Moine.

"Floresta da Tijuca" | 2013

"Phil's Groove 2" | 2013

Ce nouveau vagabondage musical réalisé avec l’indéfectible claviériste Jean-Claude « Spatz » Moine illustre ce que Philippe Bourdin affectionne particulièrement : le décloisonnement de genres qui peuvent s’harmoniser en se nourrissant même de certains « exotismes » brésiliens (tournée vers l’art, Rio de Janeiro est un des berceaux de la création musicale). Le propos est solide ; il possède une véritable identité. En artisans minutieux, ces partenaires complices dans les moindres intentions signent un travail fouillé qui respire sans effort. Plans sonores, couleurs et contrastes y sont dosés, gradués avec subtilité. Saudades do Clare : une pensée pour le compositeur-arrangeur et pianiste de jazz Clare Fischer décédé en 2012. “ Mon modeste hommage ; n’abandonnons pas nos grands maîtres dans le passé ” précise le saxophoniste, compositeur des deux titres et mélodiste élégant.

Site mis à jour le 23 août 2023
21 novembre 2024